
Manager Room | MARCO RUFFA: Stile digitale e sartoria d’algoritmi
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Con oltre 20 anni di esperienza diretta in aziende del settore, Marco Ruffa è riconosciuto come un punto di riferimento nell’innovazione tecnologica applicata al fashion luxury. La sua carriera, dedicata alla trasformazione digitale e all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel retail e nel lusso, lo posiziona tra le voci autorevoli per decifrare le sfide e cogliere le opportunità in un settore in continua evoluzione.
Come si è evoluto il ruolo dell’intelligenza artificiale nel settore moda e lusso negli ultimi anni, e quali sono le principali sfide che le aziende devono affrontare per integrarla efficacemente nei loro processi?
Negli ultimi cinque anni l’AI nel fashion è passata da sperimentazioni isolate (forecast domanda, raccomandazioni e‑commerce) a piattaforme end‑to‑end che combinano modelli predittivi con LLM generativi. La svolta è arrivata nel 2023‑24 con l’avvento di sistemi capaci di usare dati strutturati e insight narrativi nella stessa conversazione: oggi un merchandiser “parla” al dato in linguaggio naturale e ottiene piani di riassortimento spiegati in tempo reale.
Le sfide principali sono quattro: (1) qualità e governance del dato – molti brand hanno ancora SKU duplicati e fogli Excel sparsi; (2) cultura “atelier‑centrica” che teme di sacrificare creatività; (3) carenza di skill ibride fra tecnologia e prodotto; (4) compliance all’AI Act europeo che impone audit e tracciabilità. (Fonte interna Data Life)
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In che modo l’AI generativa sta trasformando l’esperienza cliente nel settore del lusso e quali opportunità vede per una personalizzazione sempre più avanzata?
La generative AI permette di passare dal «segmento» alla «persona»: LLM addestrati sul DNA del brand creano lookbook, newsletter o voice‑podcast con il tono di voce della maison, adattandoli al guardaroba reale del singolo cliente e perfino al meteo locale.
Nel progetto Customer Wardrobe AI un modello incrocia storico acquisti, palette colori preferita e stock disponibile per proporre outfit unici; il client‑advisor riceve consigli context‑aware che hanno portato a +28 % di vendite e +18 punti di NPS nei flagship pilota. (Fonte interna Data Life)
Altre opportunità: configuratori 3D “one‑of‑one”, live‑shopping assistito da co‑pilot, contenuti vocali clonati che moltiplicano la reach mantenendo l’aura esclusiva.
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In un’azienda del lusso già digitalizzata, come cambiano le competenze richieste ai manager e ai team con l’introduzione dell’AI generativa? Quali nuove figure professionali o skill ritiene indispensabili per guidare l’innovazione in modo etico e sostenibile?
Quando parlo con i miei colleghi, uso spesso l’immagine del surfista: non puoi fermare l’onda, puoi solo decidere se remare per cavalcarla o restare a riva. Questa nuova ondata di AI generativa non è un semplice strumento, ma un cambio di paradigma che ridefinisce valore, creatività e tempo decisionale. La sfida non è «installare un software», bensì abbandonarsi consapevolmente a un flusso che riscriverà ruoli e processi.
- AI Product Owner: collega business e data‑science traducendo brief creativi in prompt e KPI.
- Prompt & Conversation Designer: dà al brand una “voce” coerente su chatbot, podcast, showroom virtuali.
- Data Steward & AI Ethics Lead: tutela qualità, lineage e rispetto dell’AI Act.
- MLOps / Decision‑Ops Engineer: automatizza retrain, monitora drift e versioning.
Ai manager serve nuova data‑fluency: saper interrogare modelli in linguaggio naturale, leggere explainability chart e decidere basandosi sui dati più che sull’intuizione. (Fonte interna Data Life)
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Integrare l’AI generativa potrebbe mettere in secondo piano il valore dell’artigianalità e dell’esclusività tipici di questo settore?
Mi viene da rispondere categoricamente: no. Noi stessi ci definiamo artigiani del codice: boutique per scelta, con tecnologia proprietaria. L’AI mette in secondo piano il valore umano solo se la si considera un fine e non un mezzo. Può al contrario amplificare la creatività – «non sostituisce la creatività, la rafforza», per citare Bernard Arnault – liberando gli artigiani da compiti ripetitivi (es. grading taglie digitale, triage nei controlli qualità).
I nostri modelli spiegano i loro output e lasciano la firma finale all’uomo: l’aura rimane intatta. (Fonte interna Data Life)
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Data Life si focalizza sulla valorizzazione dei dati e sull’adozione dell’AI generativa e predittiva: quali sono gli strumenti e le soluzioni più innovative che offrite per aiutare le aziende a diventare data‑driven?
- Data Next – una “cabina di regia” che unifica POS, ERP, PIM e CRM in tempo reale. Risultato: fino a –40 % di tempo speso in riconciliazioni manuali e decisioni prese su numeri certi, non su Excel datati.
- Data Brain – motore di previsione che anticipa domanda SKU, prezzi ottimali, anomalie logistiche. Impatto: +2‑5 pp di margine grazie a pricing dinamico e riduzione degli stock‑out.
- Data Pilot – co‑pilota conversazionale che trasforma grafici in messaggi e podcast di 60 secondi: il planner riceve su WhatsApp il riassortimento suggerito, il merchandiser un recap vocale dei top seller. Meeting più brevi, scelte ore prima.
Sono moduli plug‑and‑play in SaaS, cloud sovrano UE; un pilot dura 6‑8 settimane e genera in media un ROI ≥3× entro la stessa stagione. (Fonte interna Data Life)
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In che modo l’approccio “Decision Intelligence” di Data Life supporta le aziende retail nel prendere decisioni più rapide e accurate in un mercato così dinamico?
La piattaforma chiude il ciclo dati → modello → azione → feedback in ore, non settimane. Esempio:
- Data Brain rileva sell‑out sopra soglia su un denim best‑seller.
- Simula l’impatto cash‑flow di tre scenari di riassortimento.
- Data Pilot invia al planner un executive‑summary in linguaggio naturale con pro e contro di ciascuna opzione.
- La scelta del planner alimenta il retrain successivo.
Risultato: –17 % stock‑out e +2,5 pp di margine lordo in un anno per un retailer menswear da 300 store. (Fonte interna Data Life)
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Può raccontarci un caso di successo in cui l’adozione di AI e tecnologie Data Life ha trasformato significativamente il business di un cliente?
Pinko Brain – AI Interpreter delle performance di negozio
Nel 2024 abbiamo lanciato con Pinko un “cervello” che legge in tempo reale vendite, traffico in‑store, livelli stock e persino dati meteo locali per interpretare lo stato di salute di ciascun punto vendita. L’algoritmo traduce i numeri in un linguaggio quotidiano:
- «Il trench Iconic taglia 40 venderà out entro 3 giorni: suggerisco riassortimento di 15 pezzi dal polo di Bologna»
- «Il conversion rate dello store Milano Vittorio Emanuele è sceso al 9 %: probabile carenza addetti in cassa, pianifica turni extra nel weekend»
Il management non sfoglia più dashboard: riceve notifiche WhatsApp e vocali Slack pronte all’azione.
Impatto sul business dopo 6 mesi
- –18 % stock‑out su taglie chiave
- –25 % tempo speso dal team retail nell’analisi settimanale (meno Excel, più decisioni)
- +9 pp soddisfazione degli store manager, che ora ricevono insight contestuali anziché report statici
Il progetto è nato come POC su 30 store italiani ed è ora in roll‑out globale. (Fonte interna Data Life).