
Manager Room | FILIPPO TROCCA: Il Futuro del Marketing Digitale è nei Dati e nell’AI
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Nel 2025, le aziende dovranno fare i conti con una crescente complessità del mercato pubblicitario digitale, segnato da un aumento della concorrenza e dei costi a livello mondiale sulle principali piattaforme pubblicitarie digitali.
Ogni decisione sarà basata basata sui dati, elementi fondamentali per la competitività incentrata, soprattutto, sulle preferenze dei consumatori.
Nel 2025 si evidenzia sempre più la necessità di ottimizzare la spesa pubblicitaria a causa dell’aumento dei costi e della concorrenza e di dover fronteggiare la difficoltà nel raggiungere un pubblico diversificato attraverso molteplici piattaforme digitali.
Molte aziende hanno visto l’aumento dello “ad waste” (spreco di budget pubblicitario) dovuto a dati inaccurati e strategie di marketing non ottimizzate.
In questo contesto cresce l’importanza dell’intelligenza artificiale nelle campagne pubblicitarie, ma con la necessità di competenze per interpretare correttamente i dati.
Parliamo di questo con FILIPPO TROCCA, esperto di data strategy e attualmente Head of Data e AdTech di Making Science Italia, divisione della società internazionale specializzata nell’accelerazione digitale. Un ruolo che lo vede impegnato nel coordinamento di progetti che aiutano le imprese a connettersi con le loro audience attraverso strategie innovative e orientate al futuro.
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DiPlanet: Come state lavorando con l’evoluzione del marketing digitale?
Filippo: quello che stiamo facendo in questo momento è principalmente lavorare sulla misurazione, sfruttando il potenziale offerto dall’applicazione delle tecnologie proprietarie di Making Science basate sull’intelligenza artificiale. Negli ultimi 3-4 anni, la misurazione delle performance, delle campagne di advertising, degli investimenti di marketing, c’è stato il più grande cambiamento degli ultimi vent’anni.
I dati di prima parte sono informazioni che un’azienda raccoglie direttamente dai propri clienti, come transazioni o interazioni sul sito web. In passato, le aziende si affidavano molto ai cookie di terza parte per segmentare gli utenti e personalizzare le campagne pubblicitarie. Ora devono imparare a sfruttare al meglio i propri dati interni attraverso tecnologie come le Customer Data Platform (CDP), che permettono di analizzare questi dati, individuare trend e sincronizzarli con le piattaforme pubblicitarie.
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Quali sono i settori in cui lavora maggiormente? E quali sono quelli più difficili?
Lavoro principalmente nell’e-commerce, nel settore dei consumi e nel finance. Il settore finanziario è il più complesso per via delle numerose regolamentazioni e delle infrastrutture tecnologiche consolidate nel tempo. Le banche, ad esempio, hanno una quantità enorme di dati sui clienti, ma spesso non li utilizzano al meglio. Questo è un peccato perché grazie a strategie mirate e all’impiego di tool basati sull’AI che non compromettono la privacy degli utenti quei dati potrebbero fornire indicazioni preziose per migliorare i servizi offerti.
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Come si posiziona l’Italia rispetto ad altri Paesi europei nella gestione dei dati?
L’Italia è un po’ indietro rispetto a Paesi come Olanda e Germania. Qui c’è ancora una mentalità legata al “si è sempre fatto così” o alle intuizioni personali non supportate dai dati. All’estero, invece, c’è maggiore attenzione alla verifica delle idee attraverso l’analisi dei dati prima di implementarle. Questo approccio permette non solo di ridurre gli errori ma anche di imparare da eventuali fallimenti.
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Parliamo ora di cybersecurity. Le aziende italiane investono abbastanza in questo ambito?
Dipende dal tipo di azienda. Le multinazionali e il settore finanziario sono molto attenti alla cybersecurity, anche perché obbligati da normative stringenti. Tuttavia, molte medie e grandi aziende italiane si sentono “troppo piccole” per essere bersagliate dagli attacchi informatici. Questo è un errore perché tutti possono essere colpiti. Ad esempio, nella mia azienda riceviamo tentativi di attacco ogni giorno. Per questo motivo investiamo non solo in tecnologie avanzate ma anche nel training del personale per riconoscere minacce come phishing o messaggi fraudolenti.
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Qual è il messaggio principale che vorrebbe trasmettere alle aziende italiane?
Il mio consiglio principale è investire nei propri dati e nella loro analisi. Capire i propri clienti attraverso i dati è fondamentale per migliorare il business e restare competitivi in un mercato sempre più digitale. Inoltre, non bisogna sottovalutare l’importanza della cybersecurity: proteggere i propri sistemi e formare il personale sono passi essenziali per evitare danni potenzialmente devastanti.
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Quali sono i suoi progetti futuri? Ci sono nuove iniziative o aree di interesse che intende esplorare?
Nei prossimi mesi continuerò a lavorare principalmente sulla misurazione delle performance nel marketing digitale. Questo settore sta vivendo una rivoluzione a causa della disabilitazione dei cookie di terza parte nella maggior parte dei browser. È una sfida enorme per le aziende, che devono trovare nuovi modi per raccogliere e utilizzare i dati degli utenti rispettando le normative sulla privacy. Inoltre, mi sto concentrando sull’aiutare le aziende a valorizzare i dati di prima parte, cioè quelli già in loro possesso, per migliorare la targettizzazione e la misurazione delle campagne pubblicitarie.
Giuliana Gagliardi
DiPLANET.Tech