Manager Room | ALEX DELL’ORTO: Blockchain e Real Estate
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Ospitiamo nella Manager Room Alex Dell’Orto architetto esperto in Blockchain e Real Estate che con oltre 20 anni di esperienza, specializzato nell’integrazione di tecnologia avanzata nel settore dell’architettura e del Real estate. Pioniere nell’applicazione della blockchain e delle criptovalute per la digitalizzazione e il finanziamento dei progetti immobiliari. Co-fondatore di FIBREE, il più grande network mondiale di esperti in Blockchain e Real Estate. Autore di pubblicazioni innovative sul tema, tra cui il primo libro italiano dedicato alla Blockchain.
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Quali sviluppi della tecnologia blockchain prevede nel 2025, in particolare in relazione all’adozione di smart contracts e interoperabilità tra diverse blockchain? Nel 2025, prevedo un consolidamento degli strumenti blockchain, con soluzioni più semplici e accessibili che permetteranno alla tecnologia di evolversi verso una maggiore maturità. Attualmente, smart contract e DeFi sono ancora strumenti complessi e impiegati in ambiti marginali, potranno migliorare a seguito di due eventi del 2024: l’approvazione del ETF Spot su Bitcoin e l’esito delle elezioni USA. Questi due fattori porteranno le criptovalute verso un’adozione istituzionale più robusta, favoriranno la legittimazione della blockchain in ambienti nanziari tradizionali e potranno aprire la strada anche a una sperimentazione pubblica, statale, e non solo commerciale. Per avere collaborazione tra diverse Blockchain dobbiamo chiederci quali prodotti ne hanno necessità. Per ora gli strumenti di Bridge sono evoluti rispetto a 3 anni fa, ma ancora davvero “casi unici”. Un esempio concreto di interoperabilità ecace è Tether USD, che ha già dimostrato la possibilità di funzionare su diverse blockchain, orendo così un modello di riferimento per strumenti multi-chain. Questo tipo di approccio consente l’accesso a un pubblico più vasto e a vari ecosistemi, rappresentando la chiave per l’espansione e la stabilità della blockchain. Nel 2025, mi auguro che potremo vedere la tecnologia blockchain diventare nalmente un’infrastruttura adabile e utile in più settori, superando la fase di sperimentazione e non solo come semplice strumento di marketing.
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Come pensa che l’adozione della blockchain possa migliorare la sicurezza e l’ecienza delle transazioni nanziarie nel contesto della DeFi, specialmente alla luce delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza informatica?
La blockchain e, in particolare, Bitcoin nascono con l’obiettivo di migliorare la trasferibilità del valore su internet, orendo un livello di sicurezza informatica che i sistemi centralizzati non possono garantire. Quindi in partenza la ricerca della sicurezza informatica è di base e Il registro decentralizzato della blockchain è progettato per essere trasparente, immutabile e resistente alla manipolazione, caratteristiche che proteggono ogni transazione digitale. Questa struttura distribuita riduce la vulnerabilità agli attacchi informatici, poiché non esiste un unico punto centrale che possa essere compromesso. In questo modo, la blockchain costituisce un’alternativa sicura rispetto a strumenti e prodotti digitali centralizzati. Nel contesto della DeFi, la sicurezza informatica dipende in larga misura dalla qualità dei controlli applicati nella scrittura degli smart contract e dalla formazione degli utenti sull’uso degli strumenti crypto. Gli smart contract, per quanto rivoluzionari, sono esposti a rischi se il loro codice non è vericato accuratamente. Attualmente, la sicurezza di questi strumenti non può prescindere da un’adeguata preparazione tecnica degli utenti, poiché non esistono procedure totalmente infallibili. La DeFi richiede quindi sia audit continui e rigorosi per prevenire falle nel codice, sia una maggiore Pagina 1 formazione per gli utenti, essenziale per navigare in un ecosistema che, senza adeguate conoscenze, può rivelarsi insidioso.
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Considerando le tendenze attuali, quali misure normative ritiene siano necessarie per garantire un ambiente più sicuro e favorevole per gli investitori nel settore blockchain e crypto entro il 2025?
Per garantire un ambiente più sicuro e favorevole per gli investitori nel settore blockchain e crypto entro il 2025, saranno necessarie misure normative equilibrate. In primo luogo, occorre denire standard di trasparenza per gli asset digitali e le piattaforme di trading, in modo che gli investitori possano fare scelte informate e consapevoli. Tenendo anche conto però che in alcuni casi sono già presenti soluzioni di trasparenza ecaci, come la proof of reserve implementata da diversi exchange crypto. Questa misura consente agli utenti di vericare la solidità dei fondi senza necessariamente ricorrere a normative aggiuntive, mostrando che a volte soluzioni interne innescate dalla necessità, possono garantire un buon livello di ducia. Tuttavia, l’armonizzazione delle normative internazionali rimane cruciale, anche se è una sda complessa. Solo una regolamentazione coerente a livello globale può evitare la fuga di capitali verso giurisdizioni più prottevoli e meno regolamentate. Senza questa armonizzazione, i mercati crypto rischiano di frammentarsi, creando disparità signicative tra regioni e indebolendo la ducia complessiva nel settore. Un quadro normativo internazionale coeso, quindi, è la strada da seguire per costruire un ambiente stabile e sicuro, capace di favorire l’adozione e la sostenibilità a lungo termine del settore crypto e blockchain.
Spostiamo le previsioni su Dubai, che nel 2025 sarà la capitale mondiale delle criptovalute e della blockchain, grazie allo sviluppo di un ecosistema economico molto robusto. Per contro, l’Europa dovrà arontare il compito di creare un ambiente altrettanto dinamico. Come crede che questo sarà possibile?
Ce la faremo, specialmente in Italia, ad essere al passo per il 2025? Non conoscendo a fondo il contesto di Dubai. Posso solo dire che, nei contatti avuti con progetti crypto e blockchain nell’emirato negli scorsi anni, ho notato un forte slancio innovativo, ma con poche soluzioni realmente adottate. Dubai si propone di diventare, entro il 2025, una capitale mondiale delle criptovalute e della blockchain, spinta da un ecosistema economico orientato all’innovazione e supportato da infrastrutture e incentivi che attraggono investitori e aziende internazionali. Per competere, l’Europa ha bisogno di un quadro normativo chiaro, agile e armonizzato tra i vari Stati membri. L’iniziativa MiCA (Markets in Crypto-Assets) rappresenta un passo importante in questa direzione: stabilisce regole comuni per l’industria delle criptovalute, riducendo la frammentazione normativa e orendo maggiore sicurezza agli investitori. Tuttavia, un’eccessiva rigidità sui controlli scali rischia di soocare l’attrattiva del continente per talenti e iniziative innovative. Oltre alla regolamentazione, l’Europa deve incentivare fornendo canali di nanziamento mirati e semplici per rendere il mercato europeo competitivo e attraente per le imprese. In Italia, il percorso di adozione della blockchain ha visto un inizio promettente, dato che è stato il primo Paese a riconoscere la tecnologia blockchain nel codice civile, integrandola con una legge specica. Tuttavia, il processo si è poi arenato, bloccato dall’assenza di decreti attuativi che avrebbero dovuto dare concretezza alla norma. Oltre a questa impasse, il settore è stato ulteriormente rallentato da una serie di disincentivi scali e da norme ambigue che richiedono interpretazioni complesse, creando un contesto poco favorevole per le aziende e per l’adozione su larga scala. Questa situazione fa sì che molte imprese italiane nel settore blockchain si trovino di fronte a dicoltà burocratiche e scali che frenano lo sviluppo e l’innovazione. Se l’Italia desidera competere con realtà come Dubai e altre capitali internazionali emergenti, è essenziale snellire la normativa, eliminare gli Pagina 2 ostacoli scali e creare un quadro regolatorio stabile e comprensibile. Solo così si potrà rendere il Paese attraente per i talenti e gli investitori, favorendo un’industria blockchain realmente competitiva e in linea con il potenziale e le ambizioni italiane in questo settore.
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Dubai è anche il centro che ospita un grande numero di delle startup che investono in progetti innovativi con blockchain e AI. Questo sviluppo è supportato da iniziative governative come la Dubai Future Foundation, che promuovono l’innovazione e l’imprenditorialità. In Europa, e in Italia, esiste qualcosa di simile? O, crede si potrà realizzare?
In Europa, programmi come Horizon Europe e Digital Europe sostengono progetti innovativi in blockchain e AI, e reti come INATBA (International Association for Trusted Blockchain Applications) e FIBREE (Foundation for International Blockchain and Real Estate Expertise), di cui sono socio fondatore, facilitano la collaborazione e la condivisione di conoscenze tra settore pubblico, privato e accademico. Tuttavia, manca ancora una struttura dedicata e centralizzata, come la Dubai Future Foundation, che supporti startup e progetti in questi ambiti emergenti. Anche in Italia, esistono fondi e incentivi per startup, ma l’ecosistema resta frammentato, senza un ente che coordini il settore con una visione chiara e di lungo termine. Un esempio emblematico è stato il Blockchain Lab, fondato in Italia nel 2015 dal mio amico Giacomo Zucco, per creare un polo d’eccellenza nella blockchain. Tuttavia, l’incertezza normativa e le dicoltà incontrate con istituzioni e ambiente imprenditoriale hanno portato il laboratorio a migrare altrove, un destino condiviso da molte iniziative simili. Creare un centro d’eccellenza nazionale per blockchain e intelligenza articiale, in cui pubblico e privato possano collaborare stabilmente, potrebbe essere la chiave per trattenere talenti e rendere l’Italia più competitiva, favorendo investimenti e incentivando nuove iniziative nel settore tecnologico.
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Nel 2025 si prevede che le sinergie tra blockchain e intelligenza articiale non solo miglioreranno l’ecienza operativa ma trasformeranno anche interi settori, creando nuove opportunità di business sia in Europa che a livello globale. Cosa proporrebbe, in qualità di esperto, per accelerare anche in Italia queste opportunità?
Per accelerare in Italia le opportunità legate alle sinergie tra blockchain e intelligenza articiale, proporrei un approccio che combini incentivi, formazione e infrastrutture dedicate. In primo luogo, sarebbero necessari incentivi scali mirati per le aziende e le startup che sviluppano progetti innovativi in questi ambiti, facilitando così l’accesso ai nanziamenti e rendendo più conveniente investire in tecnologie di frontiera. Un fondo specico per blockchain e AI, alimentato sia da risorse pubbliche che private, potrebbe stimolare ulteriormente la ricerca e lo sviluppo. La formazione è un altro punto cruciale: introdurre percorsi educativi avanzati nelle università, ma anche promuovere corsi di aggiornamento per professionisti in settori chiave, come la nanza, la sanità e l’industria, dove le applicazioni di queste tecnologie potrebbero avere un impatto trasformativo. Programmi di accelerazione e incubazione di startup, organizzati con il supporto di enti pubblici e grandi aziende, sarebbero fondamentali per favorire la nascita di nuove imprese e sostenere quelle esistenti. Inne, proporrei la creazione di poli tecnologici dedicati alla blockchain e all’intelligenza articiale, in cui startup, università, investitori e aziende possano collaborare in un ambiente favorevole all’innovazione. Questi poli potrebbero essere agevolati attraverso la semplicazione burocratica e regolatoria, permettendo alle aziende di testare nuove soluzioni in un contesto sicuro e essibile. Un’iniziativa strutturata e coordinata a livello nazionale aiuterebbe l’Italia a creare nuove opportunità di business, rendendola competitiva a livello europeo e globale entro il 2025.
Giuliana Gagliardi
DiPLANET.Tech