Manager Room | L’impegno delle imprese private: ne parliamo con ROBERTO CONTE
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1 – L’attenzione sulla sostenibilità è oggi in primo piano nello sviluppo tecnologico. Le aziende devono concentrarsi su soluzioni energetiche efficienti, il riciclo e l’utilizzo responsabile delle risorse digitali. Come si potrebbe accelerare questa trasformazione per un futuro che non è certamente troppo lontano?
Il nostro punto di vista è quello della simbiosi industriale con una attenzione particolare alle materie prime critiche e all’integrazione tra politiche di efficientamento energetico e di produzione di energie rinnovabili che integrino la riduzione dei consumi e la decarbonizzazione. In tutto questo il ruolo del digitale è abilitante anche se i fabbisogni energetici correlati vanno gestiti con attenzione e inclusi nella progettazione degli interventi.
L’attenzione all’efficienza energetica derivante dallo shock dei prezzi delle commodities degli ultimi anni ha certamente favorito progetti di analisi e ripensamento dell’utilizzo delle risorse, in primis energetiche: occorre, oggi che i prezzi stanno progressivamente ritornando su livelli più bassi anche se non paragonabili a quelli pre-crisi, continuare il percorso di efficientamento senza abbassare la guardia e in questo il ruolo delle E.S.Co. può avere una rilevanza fondamentale.
Sul versante del recupero e del riciclo invece è fondamentale lavorare su politiche di simbiosi industriale per coprogettare sistemi di riciclo-utilizzo che garantiscano non solo iniziative virtuose e sperimentali ma vere e proprie soluzioni industriali in grado di gestire volumi importanti di materia destinata al riciclo.
In questo senso alcune politiche di sostegno mirate che premino gli effettivi risultati misurabili sia nell’efficienza energetica che nel riciclo, possono essere certamente di grande aiuto. Va tenuto anche conto degli effetti economici e finanziari positivi che lo Stato potrebbe generare con politiche di questo genere. Si pensi al riciclo delle plastiche: ogni 10.000 tonnellate in più di riciclo significano 8 milioni di risparmi di plastic tax che possono essere reinvestiti dal Paese a sostegno della decarbonizzazione.
2 – Identificare delle soluzioni tecnologiche che permettano di soddisfare in modo pulito i fabbisogni energetici di tutti i Paesi, è stato il tema di fondo del recente G7. Come si concilia, secondo la sua esperienza, il fabbisogno di tutti con i pesanti investimenti nell’innovazione che imprese come la vostra devono affrontare?
E’ certamente una sfida complessa anche perché la variabilità dei mercati rende difficile talvolta la pianificazione degli investimenti nel lungo periodo; in questo senso quadri normativi più stabili e regolazione di lungo periodo con o senza incentivi collegati sono fondamentali per consentire gli investimenti delle imprese. Nel campo energetico in particolare fornire maggiori certezze sui prezzi dell’energia e semplificare gli iter burocratici sono leve fondamentali in un quadro comunque in cui l’innovazione tecnologica pone anche la sfida di rapide obsolescenze delle tecnologie. La finanza oggi è interessata e disponibile a sostenere quegli investimenti che hanno scenari più consolidati e la progressiva, anche se lenta, riduzione dei tassi potrà aiutare lo sviluppo. Anche in questo senso però occorre fare attenzione alle politiche da mettere in atto per evitare gli effetti bolla che hanno per esempio caratterizzato la riqualificazione degli immobili con una generale esplosione dei costi come quella a cui abbiamo assistito.
Credo anche che il sistema debba essere in grado di sviluppare soluzioni originali e diversificate che, proprio perché richiedono importanti investimenti, devono muoversi soprattutto nelle fasi di sviluppo, in maniera sinergica e complementare: simbiosi industriale quindi.
3 – L’Italia è in Europa tra i Paesi che si oppongono al Green Deal, pensato proprio per combattere i cambiamenti climatici. Non giudica controproducente questa presa di posizione da parte di un Paese così “arretrato” in fatto di innovazione?
Credo che nella fase del dibattito si sia assistito ad una polarizzazione delle posizioni e di una accelerazione eccessiva dettata anche dalla fine dell’attuale legislatura europea. Alcune posizioni estreme sono davvero poco comprensibili specie se generano bilanci ambientali penalizzanti pur di estremizzare le politiche di riuso e riciclo.
Aver comunque riaffermato in linea generale la gerarchia del riciclo (riuso-rigenerazione-riciclo) con diverse valorizzazioni delle specificità e non aver chiuso ad un concetto di economia circolare “aperta”, dove cioè un materiale può essere riciclato anche in materiali non identici a quelli di provenienza, sia un valore da preservare. È per esempio il caso del nostro Bluair che viene prodotto da materiali poliolefinici non riciclabili e che consente la sostituzione del carbone nel processo di produzione dell’acciaio con diversi benefici: la riduzione del 30% delle emissioni di Co2 con una riduzione del fabbisogno di ETS per le imprese, la maggior indipendenza dalle fonti di approvvigionamento straniere e l’incremento appunto dell’indice di riciclo per il raggiungimento dei target comunitari e la riduzione della contribuzione attraverso la plastic tax del finanziamento statale al bilancio primario dell’Unione: ad oggi con la nostra produzione contribuiamo per oltre 40 milioni di euro al raggiungimento di questo obiettivo.
4 – Si parla molto del rapporto tra finanza verde pubblica e privata. Servono investimenti cospicui per realizzare piani che favoriscano, soprattutto, la vivibilità dei centri urbani con un adeguato approvvigionamento energetico. Dove andrebbero focalizzati gli investimenti sull’innovazione, ad esempio sull’applicazione di Ai per favorire risparmio e maggiore collaborazione fra impresa privata e sostegno pubblico?
Gli obiettivi imposti dalla normativa EPBD, una volta superato lo shock Superbonus dovranno essere rimessi nell’agenda politica: certamente si dovrà lavorare a progetti integrati di riqualificazione urbana con un forte protagonismo dei territori e delle comunità e in questo le grandi Utilities strutturalmente vocate all’attenzione territoriale e con importanti e strutturali capacità di investimento saranno un motore del cambiamento. Certo qualche sforzo anche la finanza dovrà farlo con politiche sui tassi ma anche con valutazioni differenziate sui multipli di indebitamento se finalizzati agli investimenti sostenibili. Qualche politica di sostegno semplicemente con fondi di garanzia potrebbe aiutare tutto questo
5 – Le discussioni del G7 hanno anche affrontato il problema della sicurezza e sostenibilità che riguarda anche l’impiego delle “materie critiche”. La security è un argomento che le imprese stanno affrontando in vari modi. In ambito energetico le imprese italiane sono in grado di prevenire un futuro “sicuro”?
Per noi le materie prime critiche sono al centro della nostra attenzione e delle iniziative di innovazione. Abbiamo inaugurato il nostro impianto di recupero dei materiali preziosi dalle schede RAE cioè degli elettrodomestici e dagli apparecchi elettronici e stiamo lavorando su altre importantissime iniziative sempre nella direzione del recupero delle materie prime critiche anche in collaborazione con i potenziali clienti: anche qui simbiosi industriale. L’indipendenza e la sicurezza energetica e ancor più quella sulle materie prime soprattutto se critiche passa, oltre che attraverso l’innovazione e gli investimenti, anche su politiche di collaborazione pubblico privato e tra privati per costruire un Paese più sicuro, sostenibile in tutte le dimensioni della sostenibilità ma anche capace di generare valore per il sistema e le persone al di là dei pregiudizi.
Giuliana Gagliardi
DiPLANET.Tech