Manager Room | MAURIZIO MAZZIERO: Il mondo sta disegnando una nuova mappa
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Il mondo sta disegnando una nuova mappa e di questo parliamo con MAURIZIO MAZZIERO, ospite nella nostra Manager Room.
Fondatore della Mazziero Research e già autore di numerosi libri, socio Professional SIAT (Società Italiana di Analisi Tecnica), si occupa di analisi finanziarie, reportistica e formazione. Partecipa al Comitato di Consulenza di ABS Consulting e collabora con OROvilla nella redazione di ORONews e pubblica trimestralmente un Osservatorio sui dati economici italiani.
Maurizio Mazziero è co-autore con Paolo GILA, giornalista del Tg3 Rai Lombardia, del libro: “Le Mappe del Tesoro”, edito da Hoepli. Una approfondita panoramica sulle risorse naturali del Pianeta e le implicazioni geopolitiche.
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1 – Il mondo “ha fame” e non solo di cibo ma, parlando di industrie, ha “fame” di materie prime. Nel suo recente libro si evidenziano gli scenari “critici” in cui la disponibilità delle materie prime è fortemente vincolata alla politica con le evidenti problematiche che ne derivano. Lei ritiene possibile che si possano trovare dei sostituti “sintetici” a ciò che si trova in natura?
Lavoisier, padre della chimica moderna, diceva “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, quindi è sempre possibile creare dei composti sintetici da processi chimici, ma occorre sempre partire dalle materie di base e quindi non ci sono scorciatoie alla nostra “fame” di materie prime.
2 – Per la trasformazione dell’Europa in un’economia digitale e sostenibile risulta essenziale garantire l’approvvigionamento di metalli rari quali il litio e il cobalto. Secondo un’analisi del Centres for European Policy Network (CEP), solo 1 ricerca di materie prime strategiche su 100 ha successo attualmente. I primi test sul campo indicano che l’IA può aumentare il tasso di successo di circa 25 volte. Ciò permetterebbe all’Europa di ridurre la dipendenza da paesi terzi per l’approvvigionamento di materie prime essenziali per la transizione verde e digitale. Qual è la sua opinione?
La disponibilità di materie prime in Europa è troppo scarsa per ridurre in modo sostanziale la dipendenza che il Vecchio Continente ha nei confronti di altre zone del Globo in tema di materie prime. Il nuovo Decreto del Governo, denominato Decreto Urso, volto a riaprire alcuni siti estrattivi in Italia si muove in tal senso, ma al momento è ancora una dichiarazione di intenzioni che poi si scontrerà con le reali difficoltà legate ai passi attuativi. Ancora è prematuro per poterne ipotizzare l’efficacia, occorrerà del tempo. Proprio quello che non abbiamo.
3 – La futura normativa UE sulle materie prime critiche dovrebbe includere le tecnologie di esplorazione basate su IA come elemento chiave da promuovere con l’adozione di algoritmi che dovrebbero fornire informazioni sugli impatti ambientali previsti. A medio termine, queste applicazioni IA potrebbero essere utilizzate anche per sviluppare un’economia del riciclaggio dei metalli critici in Europa. Lei ritiene che queste innovazioni potrebbero determinare nuovi scenari geopolitici in tempi brevi?
Certamente l’intelligenza artificiale può dare un enorme contributo nell’estrazione di materie prime, nel monitoraggio ambientale e nell’ottimizzazione del consumo energetico, così impattante nel processo di estrazione. L’impiego dell’intelligenza artificiale in tutti i settori costituisce un acceleratore, grazie alla capacità di analizzare una grande mole di dati e di esaminare molteplici scenari. Quindi è sicuramente un ausilio anche nella produzione di materie prime. Sono un po’ più scettico sulla possibilità di cambiare gli equilibri geopolitici e, ancor di più, di poterlo fare in tempi brevi per due ragioni principali: tutti nel mondo utilizzano l’intelligenza artificiale e quindi tutti competono con gli stessi strumenti, la predominanza in questo campo può fare la differenza, ma non può a mio avviso deviare la traiettoria dei megatrend già in atto. Il secondo motivo è legato alla demografia: Cina, India e Africa superano la metà degli abitanti della Terra e stanno crescendo a un ritmo molto più elevato del cosiddetto Mondo Sviluppato. Le energie che il cosiddetto Sud Globale sarà in grado di mettere in campo sovrasteranno quelle dell’Occidente e condizioneranno la disponibilità di materie prime.
4 – Il Pianeta sarebbe oggetto non più di una “guerra” per le materie prime ma di un “conflitto” informatico per proteggere dati e acquisizioni tecnologiche sempre più sofisticate che favorirebbero l’approvvigionamento di materie prime essenziali alle industrie. Prevede “conflitti stellari” per salvaguardare i dati critici in un settore che è davvero molto esposto alla concorrenza più spietata?
Gli attuali conflitti ci mostrano già oggi come la tecnologia venga utilizzata in modo essenziale. Se ci pensiamo bene tutte le grandi invenzioni tecnologiche hanno avuto origine in campo militare e poi sono state rese disponibili a tutti: Internet e il GPS sono solo degli esempi in tal senso. I conflitti tra potenze e aree di influenza saranno condotti con mezzi sempre più sofisticati e si svilupperanno su più livelli: dati, robotica, zone del pianeta e spazio. La lotta per il dominio delle regioni artiche a scopo di sfruttamento minerario è già oggi realtà e si intravedono nuovi sviluppi in tal senso anche al di fuori del nostro pianeta. Nell’ottobre 2023 la Nasa ha lanciato una sonda verso l’Asteroide 16mo Psyche, la cui superficie è ricca di ferro, nichel, cobalto, oro e platino, oro. La sonda arriverà solo nel 2029, ma un suo sfruttamento attraverso Robot che impiegano l’intelligenza artificiale non è fantascienza.
5 – Entro il 2025, ci si aspetta che l’UE abbia compiuto progressi significativi nel diversificare le sue fonti di approvvigionamento, aumentare la produzione interna e il riciclaggio, nonché rafforzare la sua autonomia strategica nel campo delle materie prime critiche.
Secondo le sue analisi, come si sta implementando il Critical Raw Materials Act in Europa, vedremo risultarti concreti nel prossimo anno?
Il 2025 è praticamente alle porte, gli sviluppi di processi critici saranno praticamente nulli. Più realistico guardare agli obiettivi per il 2030: almeno il 10% delle materie prime critiche estratto da miniere europee; almeno il 40% lavorato e raffinato in Europa e almeno il 15% derivante da attività di recupero e riciclo. Di questi tre penso che il solo raggiungibile sia l’ultimo: quello relativo al riciclo. Gli altri due, estrazione e raffinazione, sono più difficili in quanto si scontrano con la logica Nimby: non nel mio giardino. Tutti vogliamo continuare a usare lavatrici, microonde e smartphone, ma nessuno vuole che le lavorazioni con un impatto ambientale si svolgano vicino al proprio luogo di residenza. Le lungaggini burocratiche condizioneranno il reale successo.
6 – Paesi come Cina, Australia e Canada sono all’avanguardia nell’adozione dell’IA nell’industria mineraria. La Cina in particolare sta investendo pesantemente nello sviluppo di tecnologie minerarie intelligenti per sostenere la sua vasta industria estrattiva. Tuttavia, l’adozione dell’IA è ancora limitata in molti paesi in via di sviluppo che forniscono materie prime all’Europa, a causa di sfide come infrastrutture tecnologiche inadeguate, mancanza di competenze e capitali. Molte di queste nazioni stanno ancora utilizzando metodi di estrazione tradizionali. In sintesi, mentre l’IA sta iniziando a trasformare l’industria estrattiva globale, il suo utilizzo nei paesi non UE che forniscono materie prime all’Europa è ancora limitato nel 2024. Sono necessari ulteriori investimenti e sforzi per diffondere questa tecnologia e massimizzare l’efficienza e la sostenibilità dell’approvvigionamento di materie prime critiche. Il tema tocca, inevitabilmente, la sicurezza. Lei crede che i Paesi occidentali, Italia in particolare, siano pronti ad affrontare queste sfide, soprattutto con sostanziosi investimenti?
Investire in intelligenza artificiale anche per questi processi non solo è strategico, ma è anche inevitabile. Prima o poi tutti arriveranno a comprenderlo e quindi ad investire in questa direzione.
Penso che su questo versante non servano nemmeno grandi investimenti pubblici, se il Governo sarà capace di garantire un quadro giuridico e fiscale di certezza nel lungo termine, immune a cambi in corso d’opera, saranno le aziende stesse ad effettuare investimenti in intelligenza artificiale al fine di ottimizzare i propri processi produttivi.
Giuliana Gagliardi
DiPLANET.Tech