The New Atlas of Digital Art. Are humans still Necessary?
SE L’ARTISTA “DIVENTA UN ROBOT”. La creatività sarà un limite o un pericolo?
L’intelligenza artificiale ha un margine di azione che può avere un duplice risvolto. Da un lato, l’artista può lasciare all’IA un completo controllo creativo, utilizzando i dati forniti dall’IA come punto di partenza per generare risultati. D’altro canto, l’artista può interagire in modo più critico con lo strumento, interrogandolo, fornendo dati e rileggendo i risultati in maniera critica.
È importante considerare che le informazioni fornite all’IA sono principalmente di natura visiva e alfanumerica, quindi testi, parole, lettere e immagini che vengono trasferiti in un linguaggio alfanumerico. Nonostante l’IA possa attingere a una vasta conoscenza basata su milioni di informazioni, il modo in cui la mente umana interagisce è influenzato da un background di interazioni sensoriali e cerebrale, ma anche una vita fisica di esperienze e interazioni fisiche. Ciò implica che l’essere umano non ha solo una vita mentale e spazio.
Al MEET DIGITAL CULTURE CENTER DI MILANO
si è svolto un convegno dedicato all’arte e al suo rapporto con le AI. Due giorni sullo scenario tecnologico che sta trasformando la funzione dell’artista e il rapporto con il pubblico. Un percorso affascinante che delinea anche nuove opportunità professionali.
Milano 1953, Palazzo Reale Sala delle Cariatidi: una mostra delle iconiche opere di Picasso, viene ospitata per la prima volta in Italia. Fra queste, Guernica che – allo scoppio della Seconda guerra mondiale – era stata portata Oltreoceano al Museum of Modern Art di New York, troneggia fra tutti gli altri dipinti come la cruda denuncia dell’artista contro tutte le guerre che hanno devastato il XX secolo.
Picasso, dapprima riluttante a consegnare le proprie opere per una mostra milanese, rimase affascinato dalla bellezza della location e definì la Sala delle Cariatidi “La più bella d’Italia”.
Milano, dunque, divenne un luogo ideale per allestire mostre che avrebbero segnato il percorso di molti artisti affermati o in cerca di notorietà.
Oggi, il capoluogo lombardo diventa anche “capitale europea per l’arte digitale”.
Uno step prevedibile quanto irrinunciabile i cui scenari si aprono su un futuro decisamente affascinante, sia per gli artisti che per il pubblico. Al Digital Culture Center di Milano si è svolta la prima “sfilata” degli artisti che affidano, in parte, idee e progetti alla “disumana” elaborazione dell’Intelligenza Artificiale.
Come hanno affermato gli esperti presenti alla convention durata due giorni, non si tratta di un esperimento ma di un atteggiamento ormai consolidato da parte di numerosi pittori e scultori, designer, pubblicitari, decoratori d’interni che considerano l’utilizzo delle Ai un passaggio irrinunciabile nel percorso della creatività.
Si tratta di un momento di transizione della funzione dell’arte e del rapporto fra l’artista e il pubblico di appassionati che, grazie alle Ai, possono fruire dell’opera d’arte in modo immersivo e partecipativo.
Se la contemporaneità ci abitua ormai a considerare i robot come sostituti dell’uomo in molteplici settori dell’imprenditoria, il mondo dell’arte e il suo rapporto con la tecnologia merita qualche riflessione in più dovuta alla irrinunciabile sensibilità umana che, sempre, è la prima sollecitazione interiore dell’artista per dare vita alla creatività.
Fra i relatori del convegno Maurice Benayoun, un artista, curatore e teorico francese dei nuovi media con sede a Parigi e Hong Kong., ha accentuato i rischi e i limiti di una tecnologia sempre più invasiva che potrebbe diventare, per certi aspetti, incontrollabile.
Il divario, sempre più sottile – dato dall’innovazione – fra creatività umana e robotizzazione dell’arte potrebbe, in sintesi, diventare qualcosa di “pericoloso”.
” Dobbiamo assolutamente gestire questa fase dell’evoluzione – ha detto Piero BASSETTI, presidente della fondazione Giannino Bassetti – in cui, in un certo senso, il massimo dell’intelligenza avrà il controllo del pianeta e quindi sono convinto che dobbiamo trattare con questa vicenda storica col massimo delle potenzialità”.
“Noi dovremo controllare o egemonizzare l’intelligenza artificiale, e non potendolo fare sulla strada di una maggiore intelligenza che non abbiamo, potremo invece farlo forse sulla strada di una maggiore sensibilità, che è l’essenza dell’arte.
Se in ogni settore di utilizzo le Ai segnano ormai il passo inarrestabile dell’evoluzione, il mondo dell’arte esige una “marcia in più” che si concretizza attraverso la realizzazione di modelli generativi di immagini e testi sempre più sofisticati.
Un’esigenza e capacità gestionali di cui ha parlato Mauro MARTINO, Founder and Director “Visual Artificial Intelligence Lab” IBM Research di Boston.
Martino ha descritto l’evoluzione del prompting nell’arte, passaggio determinante in cui gli umani scrivono prompt più sofisticati per ottenere risultati specifici dai modelli generativi. Queste parole si rivelano più potenti di altre nel veicolare un messaggio estetico. Si tratta di uno strumento che permette agli artisti di influenzare i risultati generati attraverso scelte di parole specifiche.
Molte di queste parole sono associate a diversi autori o, addirittura, a diversi stili e correnti artistici.
Ne deriva, secondo questo teorico, un insieme di emozione, paura e ottimismo riguardo all’evoluzione dell’IA e del suo impatto sulle diverse attività e non soltanto nell’arte.
PARLANO GLI ARTISTI
Artisti “ancora umani” si sono confrontati sui diversi approcci con l’Ai. le sue implicazioni culturali, sociali ed etiche che derivano dall’ interazione fra Intelligenza Artificiale e Intelligenza umana includendo processi decisionali e di governance. Contesti che coinvolgono, anche, questioni filosofiche e l’impatto ambientale, la società in generale con l’esigenza, sempre maggiore, di trovare una regolamentazione sull’uso dei dati e la decentralizzazione delle risorse.
Roberto FASSONE, artista fiorentino, ha portato la sua esperienza di lavoro quotidiano con la IA. La sua idea di “performance delegata” descrive il nuovo modo di lavorare dell’artista che affida l’esecuzione dell’opera a qualcun altro. Questo permette di stabilire una simbiosi tra performance delegata e Intelligenza artificiale. In questa fase di approccio entra in gioco il modello ChatGpt che può essere considerato un performer con pensiero speculativo e capacità immaginative. In entrambi i casi, c’è un’autorialità distribuita dell’opera d’arte, sollevando questioni sulla proprietà e il controllo autoriale. Fassone menziona anche il ruolo dei prompt e degli score nella generazione di immagini o testi, collegandoli alla coreografia e alle istruzioni date ai performer.
I più giovani rappresentano, di certo, il futuro della Ai come hanno dimostrato alcuni artisti dell’ultima generazione, tutti italiani, presenti alla convention milanese.
Silvia DAL DOSSO, Co-founder del colletivo Clusterduck di Firenze, ha presentato un lavoro sul linguaggio dei meme generati con le tecnologie AI.
LOREM, Musicista digitale, ha realizzato e portato un’installazione in quattro canali presentata a Graz. L’installazione offriva un’esperienza immersiva, in cui ogni inquadratura veniva ricostruita utilizzando la fotogrammetria 3D e i sistemi di machine learning.
Il “gioco degli spazi” è ciò che anima la creatività di Francesco D’ISA, artista digitale e scrittore, che ha descritto la scoperta di quella che chiama una “zona inesplorata dello spazio latente” attraverso l’utilizzo di software generativi. L’artista sostiene che in questo spazio latente c’è ampio margine per la creatività.
Giuseppe LO SCHIAVO, senz’altro fra i più originali digivisual artist e creatore del programma Mediterraneo per il brand BULGARI, il primo artista italiano a proporre un perfetto equilibrio fra l’opera digitale e reale, tra scienza e tecnologia. Lo ritroviamo su Internet sotto il moniker di Glos, e così lo si trova per esempio su SuperRare, la più importante piattaforma NFT a livello globale. La sua firma “parla” di opere ormai iconiche per l’arte digitale. Significativa la sua opera Metafisica, la prima NFT nell’arte italiana.
È la rappresentazione più suggestiva di un luogo metafisico dove il futuro dell’arte incontra il passato in una messa in scena surreale: un cane robot assiste alla distruzione della classica statua greca di Diskoforos (da una vera scansione 3D dell’antica statua parte della collezione della National Gallery of Denmark) che rappresenta la figura umana ideale nell’antica arte greca. L’opera è unica nell’edizione 1/1 e viene fornita con una cornice digitale intelligente da 10,1 pollici con controllo del sensore di movimento e telecomando.
Lo abbiamo intervistato subito dopo la sua presentazione, per chiedergli quale futuro ipotizza per le Ai nel mondo dell’arte.
“AI technology is not just a technical tool for artists or designers; it also modifies the relationship between the artist and the audience (referred to as “the public AI serves as a creative tool, inspiring artists with new ideas and possibilities. It can help them explore new directions and overcome creative blocks. This changes the creative process and can lead to unique and surprising artistic outcomes.
Moreover, the introduction of AI raises questions about the role of the artist and the authorship of the artwork. Collaboration between artists and AI algorithms blurs the boundaries between human-generated and AI-generated art. It challenges the notion of authorship and raises questions about how authorship is recognized and evaluated. AI-generated art can offer interactive and personalized experiences, like the innovative project created for Bulgari in May 2023. This deepens the engagement between the artwork and the audience
In relation to Benjamin’s concept of technological reproducibility, the introduction of AI expands on this idea by enabling the creation of digitally reproducible and multiplied artworks. However, it also opens up new possibilities for authenticity through the fusion of human and artificial intelligence”.
CHAT GPT: “IMITO, DUNQUE SONO?”
Titolo azzeccato per un libro che ChatGpt scrive su stesso, edito da BIETTI e curato da Paolo BOTTAZZINI, pubblicista ed esperto di linguaggi digitali, che ha sperimentato e interpretato le potenzialità di questo strumento come modello per il lavoro di stesura di un testo.
In poco più di duecento pagine, si sviluppa un lavoro complesso che, ancora, dimostra i limiti dell’intelligenza artificiale se non integrata con quella umana.
L’esperimento ha rivelato errori di GPT4 noti come “pappagalli stocastici”, ovvero parole o frasi inventate senza fondamento reale. Alcuni di questi errori sono stati leggeri, mentre altri hanno prodotto interi paragrafi citando autori e libri inesistenti o testi futuri come se fossero stati scritti anni prima. Bottazzini sottolinea che queste invenzioni ed errori sono generati dalle reti neurali delle intelligenze artificiali, che trovano pattern e configurazioni nel materiale di addestramento, spesso in modo più interessante rispetto agli agenti esperti.
DIGITAL LAW: UNA QUESTIONE ANCORA IRRISOLTA
Esistono leggi a tutela dei copyright per le opere create con le Ai? Per il momento no. Sebbene a livello comunitario si stia discutendo una regolamentazione della materia, l’uso delle Ai è affidato al buonsenso (o meno) di una schiera di follower, in bilico fra la dimensione romantica del flaneur e della inconsapevole serendipity che fa di ognuno di loro una specie di ingenuo navigatore nel mare magnum della legalità.
Al Meet Digital Culture Center, è intervenuto sulla questione l’avvocato Mattia PIVATO, dello studio legale Pedersoli di Milano che, citando una legge sul copyright risalente ormai al lontano 1941, ha riconfermato la mancanza di una personalità giuridica riconosciuta dalla legge per tutelare l’uso dell’Ai sia a livello italiano che europeo. Non esistono, inoltre, sentenze che abbiano affrontato in modio risolutivo la questione.
Per ora, si avanzano soltanto proposte e tutte da rimettere in discussione come, ad esempio, l’assegnazione della titolarità dei copyright ancora all’artista umano. Altri, propongono l’approvazione di un diritto ad hoc per tutte le opere d’arte create con Ai o, addirittura, il libero utilizzo da parte di tutti. Un’ulteriore possibilità è quella di condizionare questo uso sulla base dell’algoritmo che ha permesso all’artista di creare l’opera.
Giuliana Gagliardi
Per DiPLANET
Luglio 2023