
Forrest Gump Robot e Mamme Robot: La Cina e il Futuro degli Umanoidi
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Nel Paese dove i record si rompono con la stessa frequenza con cui si lanciano nuovi modelli di AI, la Cina ha messo a segno un’altra mossa scenografica: un robot umanoide che ha camminato da solo per tre giorni, da Suzhou a Shanghai, entrando nel Guinness dei Primati. L’automa di AgiBot, ribattezzato dai media internazionali il “Forrest Gump robot”, non ha corso incontro al destino come Tom Hanks, ma ha macinato chilometri con una costanza che molti podisti umani invidierebbero.
Niente cavi, niente assistenza, solo gambe meccaniche, sensori e una pila di algoritmi di locomozione rinforzata da simulazioni infinite. Il risultato: un robot che non si limita più a “stare in piedi senza cadere”, ma che sa letteralmente prendersi la strada. Se da un lato c’è l’Occidente alle prese con umanoidi che ancora faticano a salire le scale senza sembrare usciti da un film di Chaplin, dall’altro la Cina sta accelerando su una visione tutta interna: costruire robot affidabili, autonomi e pronti a diventare “cittadini funzionali” della logistica, dell’industria e forse anche della vita quotidiana. E parlando di vita quotidiana… è impossibile ignorare un’altra notizia che negli ultimi mesi ha fatto il giro della rete, tra divertimento, inquietudine e una buona dose di speculazione tecnofantastica: le cosiddette mogli robot, progettate in Vietnam e pensate per comportarsi “come una moglie in carne e ossa”.
Un concentrato di sensori, riconoscimento vocale empatico, routine di assistenza domestica e – secondo i teaser dei produttori – persino capacità di sostenere conversazioni “affettive”. Più che un prodotto finito, una provocazione sul futuro dell’interazione uomo-macchina: se un robot può camminare per tre giorni filati senza fermarsi, cosa potrebbe fare un modello emotivo progettato per vivere con noi 24 ore su 24? Quanto siamo pronti a una nuova generazione di androidi che non si limitano a imitare movimenti, ma aspirano a imitare relazioni? In mezzo a questi estremi – il Forrest Gump metallico da una parte e la moglie artificiale dall’altra – si intravede la traiettoria della robotica asiatica: performance estreme, contaminazione con l’AI generativa e un’ambizione quasi narrativa, come se ogni nuovo device fosse un personaggio in cerca di mondo.
Se l’umanoide cinese che cammina da solo per tre giorni è la notizia seria della settimana, le mogli robot vietnamite sono senza dubbio quella che merita la fascia oraria del late-show.
Perché sì, esistono. E no, non sono solo uno sketch da Fantozzi, sono ormai un’autentica realtà.
Le aziende che le producono parlano di “materiali soft-touch avanzati”, traduzione elegante per indicare una miscela di silicone ad alta elasticità, polimeri intelligenti e un esoscheletro interno che permette movimenti fluidi – o almeno non troppo da manichino di vetrina.
La pelle artificiale è progettata per imitare temperatura, consistenza e resistenza di quella umana, con un livello di dettaglio che spazia dalle micro-texture all’effetto “morbidezza progressiva” in alcune zone.
Sì, insomma: la versione tecnologica del classico “cerchiamo di renderle realistiche, ma senza sconfinare nell’Area del Perturbante”.
Possiamo considerarle copie perfette del corpo femminile?
Perfette no. Ma abbastanza convincenti. A distanza ravvicinata, invece, la differenza si nota: micro-movimenti ancora un po’ robotici, sguardo fisso da “sto elaborando”, e quel leggero ritardo nell’emozione preinstallata che ricorda gli incontri dei parenti a Natale.
Ciononostante, le proporzioni, la mimica facciale sintetica e la capacità di cambiare postura rendono l’illusione sufficiente per far scattare la curiosità – e qualche domanda filosofica (o matrimoniale).
Offrono sesso?
Le aziende evitano elegantemente la parola con la S, preferendo termini come “companionship ampliata”, “affettività interattiva” e “funzioni adulte opzionali”. Traduzione per i più pragmatici: sì, sono progettate anche per quell’ambito, ma incapsulato in un contesto di robotica “relazionale” – perché ormai anche i comunicati stampa devono avere un tono rispettabile.
La parte più comica? La loro “personalità”: Niente Litigi col partner
Sono programmate per un comportamento da Gentle Wife, che ricorda un assistant personale con tono affettuoso e uno stile “Amore, parliamone dopo”, selezionata di default per evitare problemi legali. Un produttore ha persino presentato una funzione di auto-aggiornamento emotivo: se l’utente alza la voce, lei risponde con calma zen. Una tecnologia che molti umani non hanno ancora installato.
La vera domanda
Siamo davanti a un’evoluzione della robotica domestica, a un esperimento sociale o a un nuovo capitolo della commedia umana? Probabilmente tutte e tre. In un mondo in cui un robot attraversa mezza Cina a piedi e un altro ti ricorda di bere più acqua mentre apparecchia la tavola, le mogli robot non sono più fantascienza: sono una provocazione concreta, un fenomeno di mercato e un meme vivente. E mentre l’AI continua a incarnarsi in forme sempre più realistiche, forse l’unica cosa davvero artificiale è la nostra sorpresa.
Al di là dell’ironia e delle viste futuristiche, resta una certezza: la corsa dell’AI e della robotica sta diventando sempre più incarnata. Non si limita agli schermi, non si esaurisce nei chatbot, ma prende forma in corpi che camminano, che collaborano e che – volenti o nolenti – metteranno alla prova i nostri confini culturali molto più di qualsiasi algoritmo “invisibile. Il robot che ha percorso la Cina a piedi non è solo un record: è un segnale. Ed è un cammino – giusto sottolinearlo – appena iniziato.


