
USA vs Cina, la corsa all’IA 2025 e la sfida per la supremazia tecnologica
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Nel luglio 2025, la “scacchiera digitale” mondiale è diventata il palcoscenico di una vera e propria competizione: Stati Uniti e Cina hanno ufficializzato le proprie strategie per dominare il cyberspazio, ponendo l’intelligenza artificiale al centro della lotta per l’egemonia tecnologica. Da un lato, l’“America’s AI action plan” promette la vittoria senza compromessi. Dall’altro, Pechino presenta il suo “Global AI governance action plan”, un’idea di cooperazione multiforme che cela ambizioni di supremazia.
La strategia statunitense: dominio e “colonizzazione digitale”
L’approccio degli USA vuole essere diretto e decisivo. L’IA diventa uno strumento di sicurezza nazionale, con politiche di deregolamentazione per le imprese tech, controllo centrale rafforzato e ambizione di esportare modelli tecnologici, infrastrutture e valori americani su scala globale. In pratica: una “colonizzazione digitale” guidata dagli Stati Uniti, che investono anche sull’energia tradizionale e nucleare per alimentare il motore tecnologico.
Il piano cinese: cooperazione multilaterale e governance globale
Pechino preferisce un percorso meno aggressivo all’apparenza. Il suo piano propone che l’IA diventi un bene pubblico globale, supportato da cooperazione internazionale, sostenibilità energetica e regole condivise. Ma c’è un rovescio: questo modello rafforza il ruolo del governo centrale cinese, disegna norme e standard con forte influenza, e punta a un ordine multipolare che consolidi la sua leadership tecnologica.
Europa: spettatrice o protagonista?
Nel confronto tra superpotenze, l’Europa rischia di essere relegata ai margini. L’Unione Europea è chiamata a ridefinire la sua strategia tecnologica comune, costruire alleanze e difendere la propria sovranità digitale. Serve una visione audace: non limitarsi a regolamentare, ma partecipare attivamente alla definizione degli standard globali dell’IA.
Le implicazioni per l’Italia
In un contesto così polarizzato, l’Italia è in bilico:
Se vincono gli USA: le aziende italiane tecnologiche potrebbero essere costrette ad adeguarsi agli ecosistemi americani, con costi e limitazioni. Il manifatturiero avanzato e l’Industry 4.0 potrebbero avvantaggiarsi se allineati, ma chi non segue rischia l’esclusione. Sanità e biotecnologie potrebbero diventare dipendenti da piattaforme americane.
Se vince la Cina: potrebbero emergere pressioni per adottare infrastrutture cinesi, standard proprietari e partnership legate a Pechino. Il manifatturiero tradizionale e l’automotive italiano vedrebbero mutate le regole dell’accesso ai mercati globali. Agrifood, logistica e catene del valore sarebbero riscritte da paradigmi cinesi.
In ogni scenario, la dipendenza da standard e tecnologie estere può esporre settori chiave italiani a rischi strategici. Per non restare marginale, l’Italia dovrà ripensare alleanze, supply chain, scelte normative e percorsi tecnologici.
Conclusione: serve coraggio per non essere spettatori
La “Winning the Race” dell’IA non è solo una questione tecnica: è lotta per il potere globale. Europa e Italia non possono restare spettatrici. Serve progettualità, autorità normativa e visione strategica per garantire che il futuro tecnologico sia plasmato anche da attori non dominanti, senza subire passivamente.